La Shoah – un ricordo indelebile

In occasione della Giornata della Memoria, celebrata ogni 27 gennaio per ricordare le vittime dell’Olocausto, a scuola abbiamo trattato un argomento importante e toccante che ha segnato la storia: la Shoah.
Abbiamo condiviso, insieme ai docenti, i nostri pensieri, esprimendo le nostre idee e cercando di comprendere insieme l’importanza di ricordare questo evento.
La Shoah è un termine che deriva dall’ebraico e significa “distruzione” o ”catastrofe” e si riferisce alla persecuzione e allo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
I nazisti credevano che la loro razza, chiamata ariana, fosse migliore geneticamente. Per tale motivo, consideravano gli ebrei inferiori e quindi da eliminare.
Tra il 1933 e il 1945 in Europa vennero costruiti tantissimi campi di concentramento, veri e propri campi di tortura. Qui, il regime nazista tedesco di Adolf Hitler, imprigionava i cosiddetti ”nemici dello Stato”.
Questi ultimi erano i politici non aderenti al pensiero nazionalista, i criminali, gli apolidi, i Testimoni di Geova, gli asociali, i vagabondi, i malati di mente, i disabili, gli omosessuali e gli ebrei che venivano identificati con la Stella di David.
Tutti i prigionieri venivano marchiati con un numero che cancellava e si sostituiva alla loro identità. Nei campi di concentramento venivano utilizzate le camere a gas che erano progettate per privare le persone della loro vita attraverso l’uso di un gas tossico, il Zyklon B. I prigionieri venivano condotti in queste camere con la scusa di andare a fare la doccia.
I deportati inabili a lavoro venivano mandati direttamente a morte, mentre quelli ritenuti abili venivano sottoposti a uno sforzo enorme e le porzioni di cibo fornite erano insufficienti al fabbisogno dell’organismo.
Nel momento in cui i nuovi deportati arrivavano nei campi venivano spogliati di ogni bene personale e privati di tutto ciò che li rendeva unici come le loro foto, i loro documenti e anche i loro capelli che venivano rasati a zero; ciò rappresentava anche un mezzo attraverso il quale i nazisti esercitavano un totale controllo sulla vita dei prigionieri. L’individuo veniva annullato!
Il 27 gennaio 1945 i soldati dell’armata rossa abbatterono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, liberando tutti i prigionieri sopravvissuti. Da quel giorno questo campo è diventato il luogo simbolo della discriminazione e delle sofferenze di chi è stato internato.
Ogni anno, il 27 gennaio ricorre la Giornata della Memoria e si ricordano queste vittime ma soprattutto, è un’occasione per riflettere e interrogarsi su quanto è accaduto affinché non accada mai più.
Noi alunni della Scuola Secondaria di Primo Grado dell’Istituto Comprensivo Paino Gravitelli, giorno 31 gennaio, abbiamo assistito a una proiezione cinematografica: ”L’ultima volta che siamo stati bambini”, un film che affronta il tema della Shoah. Viene rievocato uno degli episodi più drammatici della Seconda Guerra Mondiale: il rastrellamento del ghetto di Roma.
Infatti a Roma, il 16 ottobre 1943, 1259 persone vennero catturate dalle proprie abitazioni e deportate nei campi di concentramento.
“L’ultima volta che siamo stati bambini” ci ha insegnato che, anche nei momenti più bui, l’innocenza, la purezza e l’amicizia fanno la differenza.
I quattro bambini protagonisti: Riccardo, Italo, Vanda e Cosimo sono coinvolti in questa realtà drammatica. La distruzione e i bombardamenti fanno da sfondo alle loro giornate di gioco tra le strade di Roma.
Riccardo, che è un bambino ebreo, sparisce perché viene deportato verso i campi e i tre bambini vanno a cercarlo per salvarlo, seguendo a piedi i binari del treno.
Una volta arrivati al treno dove decine di ebrei stavano salendo, Italo riesce a salire convinto di

riuscire a liberare Riccardo. Ma successivamente, Vanda e Cosimo vengono a sapere della morte di Riccardo, mentre non hanno notizie di Italo perché lui non essendo ebreo, non era presente negli elenchi.
Proprio lì, davanti a quei binari, è l’ultima volta che Vanda e Cosimo sono stati bambini. Il loro viaggio è simbolo di speranza e resistenza.
La memoria è un dovere e dobbiamo continuare a raccontare la Shoah affinché questa tragedia resti indelebile.

Sofia Santagati 1B